Mi alzo, scosto le tende della finestra e vedo che piove e tira un forte vento. E le gambe dopo due giorni (ma soprattutto senza un allenamento preparatorio al viaggio) iniziano a dare segni di cedimento. Diciamo non il miglior inizio possibile di giornata. Sono scoraggiato.
Non ho parlato fino ad adesso del tempo perché è sempre stato perfetto. Cielo un po’ nuvoloso, zero vento e pioggia ma soprattutto mai più di 25 gradi, la mia temperatura preferita (ecco un’altra ragione che mi fa amare il nord Europa).
Eppure sono contento: oggi infatti attraverserò il mio primo confine in bicicletta!
Faccio colazione con Maria e Stephan miei due host con the e biscotti, prendo la bici che avevo lasciato nel garage, ci salutiamo con un abbraccio, mi fanno gli in bocca al lupo e mi avvio verso il confine, che è pochi chilometri usciti dalla città di Kleve. Complice anche il vento, scavalco non con poca fatica una collinetta e la ridiscendo lungo una strada tutta dritta che mi porta dritto dritto al cartello con su scritto “The Netherlands”.
E’ il mio primo confine oltrepassato in bicicletta!
Sono davvero felicissimo perché adoro oltrepassare i confini… è una sensazione difficile da descrivere. Non sono mai stato in Olanda e non vedo l’ora di conoscere e scoprire una cultura tutta nuova (senza tralasciare le leggendarie ciclabili olandesi, che tutti mi hanno descritto come il paradiso dei ciclisti).

Superati i primi 100 metri di confine vedo un capannello di gente in strada e non capisco cosa stia succedendo, quando poi mi accorgo che c’è una manifestazione politica dove quello che sembra il candidato regala birre. Ne prendo una anche io. Non è granché ma è fresca e scende velocemente in gola. Ok la stanchezza, la pioggia e il vento, ma tutto sommato la giornata non è iniziata poi così male.
Poi mi rendo conto che ho appena passato il mio primo confine in bicicletta e sto già un po’ meglio.
Arrivo a Nijmegen dove il centro è affollato per il mercato cittadino. Il centro è carino e gli edifici in stile Olandese sono bellissimi ma ci sono talmente tante bancarelle e persone che è difficile girare con la bici.

Smette di piovere e si apre anche il cielo, così decido di vagabondare per una mezz’oretta senza meta lasciandomi trasportare dall’odore di Waffle e zucchero che come una nebbia avvolge l’intero mercato. Compro un dolce dal nome impronunciabile e un paio di banane che divoro in poco tempo e mi rimetto subito a pedalare in direzione di Utrecht.
Per uscire attraverso l’enorme ponte di ferro sul fiume Waal e da lì è tutta dritta verso la città di Arnhem. Il ponte mi ricorda i tanti giochi sparatutto sulla seconda guerra mondiale della mia infanzia. Siamo nelle zone della famosa operazione Market Garden, uno dei più grandi fallimenti degli Alleati durante la seconda guerra mondiale, che costò la vita a tanti ragazzi della mia età. Mi fermo un attimo a pensare quanto siamo fortunati a vivere in un’epoca così pacifica e tutto sommato serena. Si certo, ci sono i problemi della vita di tutti i giorni, la crisi del lavoro e dei valori, ma il fatto di non avere un conflitto dietro casa è una cosa che ormai diamo per scontata e sinceramente non vorrei mai provare.

Penso a questo e a quanto sia gelido il vento olandese mentre pedalo su una ciclabile dal manto rosso e liscio come la pelle di un bambino in direzione di Arnhem.
Era tutto vero quello che dicevano sull’Olanda.
Pedalare qui è un orgasmo continuo. Ho la precedenza sulle macchine, sono su un percorso pieno di cartelli e indicazioni lungo il quale è impossibile sbagliarsi ed è tutto così ordinato e privo di buche… sono quasi commosso!

Grazie alla ciclabile i 25km per arrivare ad Arnhem scorrono veloci e tempo un’oretta sono nel centro della città. Lo stile architettonico è molto simile a Nijmegen con una grande piazza del mercato, anche questa affollata da massaie e che controllano con attenzione i prodotti sulle bancarelle.

Il centro non ha molto da mostrare e soprattutto la grande chiesa che dà sulla piazza è chiusa per lavori di ristrutturazione della facciata e di parte della piazza antistante. Decido di fermarmi per capire che cosa fare.
Dolori al ginocchio
Complice il freddo vento, il ginocchio inizia a darmi più fastidio del solito, come se mi pungesse. Provo a fare qualche esercizio di stretching per qualche minuto po’ ma niente, il dolore non diminuisce. Mi rendo conto che oggi non ce la farei proprio ad arrivare ad Utrecht, le gambe non mi reggono. Il NON allenamento prima di partire non è stata una grande idea. In queste situazioni non penso a fare l’eroe, ma a trovare una soluzione per arrivare al punto prestabilito.
Controllo su Google Maps e sembra che la cosa migliore è prendere il treno; la stazione è poco distante e mi sembra la soluzione più veloce. Chissà solo quanto mi costerà.
Sorprendentemente non pago tantissimo per me quanto per la bicicletta (6€ per me e 8€ per Orangina). Come per l’aereo lei mi costa di più. Ma essendo una lei (la bici) non faccio obiezioni e le pago la corsa. Dannata galanteria.
Il treno ha uno scompartimento per le bici con una comoda rastrelliera. Il vagone è ben riscaldato, distendo il piede e a poco a poco il fastidio al ginocchio scompare… che sia stato il freddo?

In meno di un’ora sono alla stazione centrale di Utrecht, una gigante piattaforma sopraelevata con un ginepraio di scale mobili ed ascensori. Scendo dalle scale mobili tenendo la bici in equilibrio facendo lo slalom tra i pendolari e beccandomi qualche insulto.
“Guardi che la prossima volta è meglio prenere l’ascensore” mi dice gentilmente in inglese un responsabile della sicurezza della stazione. Gli sorrido e gli faccio un cenno con la mano.
Una delle cose che ho notato di più in questi giorni è che tutti parlano bene inglese. TUTTI. Non solo gli host di Couchsurfing che mi hanno ospitato, ma anche persone di una certa età che ho trovato in strada alle quali ho chiesto informazioni su dove andare, chiunque nella stazione per gli orari dei treni o anche i giovani ragazzi alle bancarelle del mercato alle quali ho chiesto quale gusto di waffle scegliere… insomma sono stato piacevolmente sorpreso dalla capacità di parlare un inglese corretto sia da parte dei tedeschi che da parte degli olandesi. Rende tutto più facile e immediato. E io che pensavo prima di partire che mi sarei dovuto spiegare a gesti!
Utrecht: una città a misura di ciclista
Esco dalla stazione e finalmente posso rimontare in sella. Appena varcata la soglia capisco che Utrecht è una città fatta apposta per i ciclisti. Il parcheggio per le bici della stazione è pieno fino a scoppiare, su tutti e due i piani dove si possono parcheggiare le bici! Non ho mai visto così tante biciclette in uno stesso punto, fa quasi impressione.

Qui spostarsi in bicicletta è la normalità. Infatti non solo l’area appena fuori dalla stazione è piena di parcheggi per le bici ma è anche circondata da ciclabili che spuntano da ogni dove. Avrò visto neanche 10 metri fuori dalla stazione e già mi sono innamorato di Utrecht. E questo è niente.
Noto anche come tutti siano equipaggiati a dovere: tutti indossano il caschetto, molti hanno le borse ai lati, luci accese anche se è solo il tardo pomeriggio, catarifrangenti, … Insomma, sono attrezzati molto meglio di come mi sono organizzato io per questo viaggio!
La stazione è poco distante dal centro storico e ci arrivo pedalando sulle ciclabili che si snodano lungo i canali della città. Utrecht non è una città grandissima (fa poco più di 300.000 abitanti) eppure le ciclabili sono molto affollate e tutti sembrano essere molto di fretta.
Più di una volta alcuni ciclisti mi hanno fatto il pelo. Per fortuna che usano delle giganti bici scassate che fanno un gran baccano ed è facile sentirle arrivare. Guai anche a fermarsi dentro una ciclabile per apprezzare uno scorcio di un canale… non fatelo mai! Penso che sia una delle cose più pericolose che possiate fare in Olanda, perché fondamentalmente nessuno si ferma! Per fare un paragone è come se in macchina voi fermaste in mezzo ad una autostrada dove le macchine sfrecciano. Stessa cosa.
Il centro storico di Utrecht
Mi perdo tra le vie ciclabili e non di Utrecht ma non mi importa, non controllo neanche la posizione sul telefono, è una città tranquilla ma soprattutto bella da vedere e da girare.

Ne approfitto per visitare il Duomo di Utrecht dedicato a San Martino, che con la sua torre campanaria di ben 112metri è la più alta dell’Olanda. Nelle giornate più belle è anche possibile vedere Amsterdam, che dista solo 35km da Utrecht.
Chiedo ad un signore con un cappello da cowboy, sproporzionato per la sua bassa statura, di farmi una foto prendendo tutta l’altezza della torre campanaria e, per darvi un’idea della sua altezza, per farmela tutta si sdraia per terra! Lo ringrazio tantissimo e appena scopre che sono italiano mi tempesta di domande ed è curiosissimo del mio viaggio! “Pizza, Spaghetti, Lasagne,…” direi che con l’italiano di base ci siamo!
Sentire che le prime parole che gli sono venute in mente riguardavano il cibo mi inorgoglisce.

Che tipi che si incontrano in giro… ma torniamo al Duomo. L’interno è altrettanto imponente. Adoro lo stile gotico delle chiese, lo trovo maestoso e quello del Duomo di Utrecht non è da meno.
Mi sento proprio a mio agio in questa città e mi piacerebbe passare più tempo in compagnia delle sue vie, canali, ciclabili e casette tipiche. Poi mi ricordo che ho un host che mi aspetta.
Il mio host di Warmshowers
Roosmarijn e Harald sono due studenti olandesi che vivono in periferia. Non è facile trovare la loro casa (sono tutte uguali) ma alla fine riusciamo a trovarci. In questo caso non sono stato ospitato con Couchsurfing ma con Warmshowers. Il concetto è lo stesso, solo che questa piattaforma di hosting è pensata specificatamente per i ciclisti. Doccia (calda, perché si chiama Warmshowers mica per niente) e preparo un’amatriciana facile facile ai miei due host.
Parliamo dei nostri viaggi, esperienze e idee di viaggiare per il mondo. Roosmarijn è una ciclista e ha girato tantissimi paesi in bicicletta ma ancora non le basta. Prossima meta? Il Giappone! A 21 anni devo ammettere che ne ha di coraggio per pensare di andare a fare un viaggio così lontano da casa. Ma lei mi interrompe e mi dice che è già tutto organizzato e partirà in estate. E io che oggi per arrivare ad Utrecht ho dovuto prendere il treno… questa conversazione devo dire che mi ha spronato molto. Posso farcela anche io!
La combo di doccia calda, amatriciana e birra olandese (che i ragazzi mi hanno offerto) mi fa salire un abbiocco potentissimo, al quale non resisto. In meno di mezz’ora i miei host mi danno la buona notte e io mi avvolgo nel mio sacco a pelo che sistemo su un divano poco più grande di una poltrona. E’ minuscolo, ma mi sembra lo stesso comodissimo.
La stanchezza si fa sentire ma sono felice
Oggi ho attraversato il mio primo confine in bicicletta, ed è qualcosa che mi ricorderò per tutta la vita.