Dalle biciclette gratuite ai “Car-Free Days”, dal governo che paga i cittadini per andare a lavoro in bicicletta ai limiti di velocità. Sono molte le idee e i test fatti da tantissimi paesi in giro per il mondo per capire come potenziare il ciclismo urbano. Ne vediamo alcuni in questo articolo.
Biciclette gratuite
Se i benefici di andare in bicicletta – sia economici che ambientali – superassero il costo di una bicicletta, perché allora non offrirle gratuitamente?
Come molte iniziative legate al mondo delle bici, questa idea è stata lanciata in Olanda dal movimento anarchico Provo, che negli anni sessanta distribuì 10.000 biciclette bianche nella città di Amsterdam.
Basandosi sul fatto che “Un chilometro percorso in bicicletta costerebbe al comune solo il 10% del costo di una persona che utilizza un mezzo pubblico” le biciclette erano rese gratuite per tutti. Le autorità però non erano d’accordo con questo calcolo e l’iniziativa venne sospesa rimuovendo le biciclette dalla città di Amsterdam.

Più recentemente un’iniziativa simile è stata lanciata ad Adelaide 🇦🇺, dove i tuiristi e i residenti possono utilizzare gratuitamente le biciclette messe a disposizione dal programma “Australian city’s Smart Move”.
Anche nella città di Birmingham 🇬🇧 il comune ha dato la possibilità ai residenti delle aree più povere della città di richiedere una bicicletta a titolo gratuito. A Goteborg 🇸🇪 il governo offre biciclette gratuite a chi si impegna di guidare meno mezzi a combustione fossile.
Viabilità facilitata per le biciclette
Nel 1977 a Groningen, una cittadina Olandese, vennero posizionati divieti di accesso, sensi unici e barriere per rendere più difficoltoso l’accesso al centro storico ai veicoli a motore. La strategia funzionò e in pochi mesi le macchine vennero confinate nelle aree al di fuori delle strade principali.
In questo modo vennero facilitati gli spostamenti in bicicletta a piedi o con i mezzi pubblici, mentre vennero complicati quelli con le macchine. Così facendo si invogliò maggiormente i cittadini a muoversi in bicicletta, anche per il trasporto di oggetti di grandi dimensioni grazie alle biciclette cargo, che diventarono presto molto popolari.
Dopo questo esperimento riuscito, il professor Steve Melia, esperto di viabilità urbana, definì le tre regole che possono incrementare il ciclismo urbano:
- Separazione dei percorsi ciclabili e pedonali dalla carreggiata
- Progettazione di strade dedicate alle biciclette coerenti con lo spazio a disposizione
- Rendere lo spostamento in bicicletta più veloce e conveniente rispetto ad uno in macchina
Regole semplici, ma efficaci per potenziare il ciclismo urbano, non trovate?
Zone con velocità limitata a 30Km/h
Potenziare il ciclismo urbano ed escludere completamente le macchine dalla viabilità, non è sempre pratico e può rendere la vita difficile a disabili o a mezzi di soccorso come ambulanze o camion dei pompieri.
Da qui l’idea di fissare un limite di 30Km/h sulle strade all’interno del nucleo urbano. Aumentare i limiti certamente rende i ciclisti e i pedoni più sicuri, ma è una strategia efficace?

Studi fatti sulla città di Portsmouth (dove il limite a 30 mph o 20mph è presente sul 94% delle strade del tessuto urbano) o a Bristol (dove il limite a 20mph è presente sulla maggior parte delle strade) dimostrano che la percezione generale di sicurezza è aumentata per tutti. Ovvero sia per i ciclisti e i pedoni che per gli automobilisti.
“Ma per ridurre in modo efficace la velocità dei mezzi a motore non bastano dei semplici cartelli stradali” afferma John Dales, esperto di viabilità urbana. “Occorre progettare le strade in modo da indurre gli automobilisti a rallentare, inserendo dossi, dissuasori di velocità, superfici ruvide, strette carreggiate e una fitta segnaletica” conclude.
La “Dutch Reach”, la mossa che salva la vita ai ciclisti
Per molte persone, la paura più grande è di pedalare nel pieno del traffico cittadino. Un modo per diminuire questa paura, dovuta spesso agli automobilisti, potrebbe essere quella di insegnare il movimento “Dutch Reach” agli autisti di autovetture.
Questa mossa consiste nell’aprire la portiera della macchina con la mano più lontana dalla maniglia. In questo modo l’autista è forzato a ruotare il corpo verso la porta, aumentando la propria visione periferica su chi sta arrivando da dietro di lui.

Uno studio fatto dall’università di Chicago afferma che un incidente su cinque in bicicletta coinvolge le portiere della macchine, che spesso costringe i ciclisti a fare manovre improvvise per evitarle. Anche a Vancouver, una città dove la cultura della bicicletta è in costante aumento, l’apertura delle portiere è il principale responsabile di incidenti tra biciclette ed automobili.
Questo movimento semplice ma efficace è già presente durante le ore di teoria dell’esame della patente in Italia e presto sarà inserito insegnato anche nel Regno Unito e negli USA. Potenziare il ciclismo urbano significa anche educare gli automobilisti ad una maggiore attenzione, che può salvare vite umane.
Car-free days
Vietare la circolazione di automobili per un giorno in città può incentivare un cambiamento sul lungo periodo? I sostenitori dei “Car-free days” di tutto il mondo affermano che sicuramente giorni come questi possono far capire ai cittadini come sarebbe la loro città senza automobili.
Molti affermano che le domeniche senza macchine promosse dal governo Olandese negli anni ’70 aiutarono a cambiare la mentalità della popolazione e ha portato al cambiamento che oggi è sotto gli occhi di tutto il mondo. Così come in Olanda, oggi molte città nel mondo promuovono queste giornate, anche nelle congestionatissime metropoli asiatiche, come Chengdu e Jakarta.

In Europa una città su tutte si sta impegnando a promuovere le giornate di stop al traffico: Parigi. La capitale francese una volta all’anno chiude i cinque km di strade che vanno dall’Arc De Triomphe fino a Place De La Nation e presto intende farlo una volta al mese.

Londra invece non ha una giornata di stop al traffico, ma durante la prima domenica di settembre i quartieri della città bloccano l’accesso alle auto a 50 delle strade principali. Molti però stanno spingendo il sindaco Sadiq Khan a fare di più.
Pagare le persone per andare a lavoro in bicicletta
Alcuni paesi incentivano l’acquisto di biciclette con esenzioni dalle tasse per chi ne acquista una, ma pochi hanno avuto il coraggio di fare uno step oltre. Come sempre all’interno di questo articolo troviamo l’Olanda, che nel 2018 ha permesso alle aziende di pagare i propri dipendenti 19 centestimi per ogni chilometro percorso da casa a lavoro.
Simili programmi esistono in Belgio (0,23 cent/km), in Francia (0,23 cent/km ma con un massimo di 200€ all’anno) e anche in Italia, dove alcuni comuni stanno proponendo un programma simile.
Per la penisola hanno fatto da apripista i comuni di Massarosa (provincia di Lucca) e di Bari, che offrono un rimborso di 0,25 cent/km con un tetto massimo di 50€ al mese accumulabili tramite voucher. Presto anche Torino e Milano presenteranno la loro proposta.
È bello vedere come è possibile replicare un sistema che funziona all’estero anche qui in Italia! La volontà di potenziare il ciclismo urbano è diventata più evidente in alcuni comuni come Milano, che ho modo di frequentare molto in bicicletta. Ma che cosa ne penseranno i milanesi?