Sapevate che ci sono più biciclette che abitanti in Olanda? Oppure che alla Regina Guglielmina venne vietato andare in bicicletta?
Se siete alla ricerca di fatti curiosi sul mondo a due ruote, eccovi cinque fatti sorprendenti sul ciclismo in Olanda!
1. In Olanda ci sono più bici che abitanti
I Paesi Bassi sono conosciuti in tutto il mondo per essere il paradiso dei ciclisti. Ogni città o paese, grande o piccolo che sia, possiede il proprio reticolo di ciclabili. Migliaia di ciclisti utilizzano la bici ogni giorno per recarsi a lavoro a scuola o in qualsiasi luogo.
Un po’ di dati sorprendenti
Secondo gli studi più del 25% di tutti gli spostamenti sono fatti in bicicletta in Olanda. Il tasso di utilizzo della bicicletta più alto lo troviamo nella capitale, Amsterdam, dove si raggiunge il 38% totale degli spostamenti e nella città di Groningen, dove si arriva ad un incredibile 59%!

Le bici vengono quindi utilizzate come mezzo di trasporto principale per distanze fino a 7,5km. La ragione è semplice: 16 milioni di abitanti in Olanda possiedono 18 milioni di biciclette (1,13 per abitante) e più di 35.000km di piste ciclabili sono dislocate in tutto il territorio olandese. Tutti possono quindi pedalare in tutte le direzioni in completa sicurezza.
2. La crisi petrolifera e gli incidenti in macchina
Passeggiando tra le vie di Amsterdam nessuno penserebbe che la cultura olandese per la bicicletta è nata solo negli anni ’70. Certo, l’amore per la bicicletta era già iniziato all’inizio del secolo scorso, ma solo dopo gli anni settanta questa passione è esplosa.
Come in molti paesi del mondo occidentale, la diffusione massiva delle automobili (grazie anche a modelli sempre più accessibili) cambiò completamente il modo di circolare per le strade in Olanda. Vecchi edifici vennero abbattuti per fare spazio a strade più larghe e comode per le macchine. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’economia olandese esplose e ad un conseguente incremento della qualità della vita, aumentò anche la domanda di mezzi a motore. Per darvi un’idea di quanto la domanda era aumentata nel dopoguerra nel 1946 c’erano solo 47.000 macchine in Olanda; nel 1960 il numero dei veicoli registrati erano diventati 500.000 e nel 1970 erano 2,5 milioni.
Una strage di civili
La comparsa repentina di milioni di autoveicoli sulle strade causò moltissimi incidenti. A migliaia morivano a causa di incidenti causati dalle automobili: il picco si raggiunse nel 1971, quando i morti in strada in quell’anno furono 3.300, tra cui oltre 400 bambini. Gli attivisti che chiedevano più sicurezza per i loro figli iniziarono numerose proteste, supportati anche dalla cultura hippy dei primi anni settanta, che in quegli anni era alla sua massima espansione. Diverse migliaia si radunavano in piazza utilizzando lo slogan “Stop de Kindermoord” (stop agli omici dei bambini) organizzando anche le biciclette come mezzo di protesta.

Oltre alle forti dimostrazioni di piazza, il movimento ricevette un’ulteriore supporto dalla crisi petrolifera del 1973. A causa dell’embargo dovuto alla guerra tra Egitto e Siria contro lo stato di Israele, il prezzo del petrolio quadruplicò in brevissimo tempo, rendendo l’utilizzo della macchina molto dispendioso.
L’intervento del governo
Il governo Olandese alle prese con il risparmio energetico proclamò “le domeniche a piedi”. Durante quei giorni le biciclette giravano liberamente, i bambini giocavano per strada al sicuro, le persone visitavano a piedi i negozi. Questo ritorno alle origini piacque agli olandesi, che si ricordarono come era la loro vita prima che le macchine conquistarono le proprie città.
Nel 1980 le città di L’Aia e Tilburg iniziarono a cambiare le proprie politiche a favore delle biciclette e iniziarono a costruire percorsi ciclabili indipendenti e separati dalle carreggiate dedicate alle macchine. Queste politiche aumentarono esponenzialmente l’utilizzo delle biciclette e furono copiate in tutto il paese, così da far spopolare l’uso della bicicletta in tutta Olanda.
3. La tassa per la bicicletta
Pagare tasse per una bicicletta può sembrare ridicolo, eppure tra il 1924 e il 1941 era obbligatorio versare 3 fiorini ogni anno per possedere un veicolo a due ruote.
Una volta pagata la tassa all’ufficio postale, si riceveva in cambio una targhetta in rame da applicare sul proprio mezzo. Non passò molto tempo prima che si iniziò a diffondere un mercato parallelo di targhette in rame, vista la loro facilità nell’essere staccate e rivendute. Inoltre era anche molto facile procurarsi targhette false, vista la facilità nel riprodurle.
Teoricamente la tassa era stata fatta per trovare fondi per migliorare e costruire piste ciclabili, ma in realtà imporre questa tassa si rivelò una mossa inefficace.
Infine la tassa venne abolita dai Nazisti in seguito alla loro invasione dell’Olanda durante la seconda guerra mondiale.
4. La bici “Olandesina”… non è olandese!
Oltre alle piste ciclabili, uno dei simboli della cultura della bicicletta in Olanda è la “Dutch Bike”, meglio conosciuta in Italia come “Olandesina” o “Bici da donna”. Va chiarito che nessuna azienda Olandese o cittadino olandese partecipò allo sviluppo di questo prototipo di questa bici. Eppure basta osservare per alcuni minuti una bista ciclabile in qualsiasi città olandese per vederne circolare un numero impressionante. Il tipo di bici che noi conosciamo come “Olandesina” deriva in realtà da una bici inglese chiamata Roadster modificata.
Le caratteristiche di questa bicicletta sono: il copriraggi (per non far finire tra i raggi le lunghe gonne molto utilizzate all’epoca), parafanghi e manubri molto alti per un impugnatura comoda. Tutte queste caratteristiche rendevano queste biciclette tra le più sicure e a portata di tutti sul mercato.
Un mezzo di trasporto, non uno status symbol
Al contrario di Inghilterra, Germania e Italia dove le bici di anno in anno diventavano sempre più leggere, colorate, sportive e costose, in Olanda le bici sono rimaste semplici, nere, pratiche ed economiche.
Va fatto presente che tutte queste caratteristiche di semplicità fanno già parte della cultura Calvinista, molto diffusa nel paese. Ancora oggi gli olandesi non intendono la bicicletta come uno status symbol o un oggetto di lusso, ma semplicemente un mezzo di trasporto.
5. La regina a cui hanno vietato di andare in bicicletta
Ma veniamo adesso al più sorprendete dei cinque fatti sul ciclismo in Olanda!
Come abbiamo visto in questo paese tutti vanno in bicicletta: bambini, ragazzi, manager, operai e anziani. È come un’identità nazionale, tanto che neanche la famiglia reale fa eccezione. Da quando la bicicletta è stata inventata, tutte le regine e anche il re Guglielmo-Alessandro sono stati fotografati in sella ad una bicicletta.
La regina Guielmina, che regnò dal 1890 fino al 1948 era ossessionata dal ciclismo, ma le fù proibito di pedalare una bicicletta. Prima del compimento dei 18 anni, la propria madre di origine tedesche, credeva che andare in bicicletta era pericoloso e per questa ragione le proibì di utilizzare una bicicletta. La Regina sfidò la madre chiedendo la possibilità di utilizzarla presso il Consiglio Di Stato, ma il governo confermò la decisione della madre. Questo anche perché la Regina era l’unica erede della famiglia reale. La spiegazione ufficiale recita:”Il ciclismo non rappresenta un’attività dignitosa per una Regina”. Guglielmina rispettò il divieto fino alla morte della madre, dopodichè negli anni trenta iniziò ad utilizzarla per spostarsi nella città di L’Aia.

Se in Germania e in Inghilterra, dove la bicicletta è largamente diffusa, andare a lavoro in bicicletta era un modo relegate alle classi meno abbienti della popolazione, la bicicletta in Olanda non è mai stato un mezzo di trasporto disprezzato.
Da sempre tutte le classi sociali utilizzano la bicicletta in Olanda: dagli operai, agli studenti, ai professori universitari ai manager. La bici è sinonimo di un mezzo pratico per recarsi da casa a lavoro e vice versa. Tutti i giorni, anche quando la fine e gelida pioggia olandese vi congela la faccia!
Questi sono cinque fatti sorprendenti sul ciclismo in Olanda!
Ho avuto la fortuna di viaggiare in bicicletta in Olanda durante il mio primo viaggio in bicicletta e posso confermare che è tutto vero. L’Olanda è davvero il paradiso dei ciclisti!