Non mi è mai piaciuto studiare. Non sono mai stato il primo (ma neanche il secondo o il terzo) in nessuna materia, quando ero a scuola.
Però mi è sempre piaciuto imparare e scoprire cose nuove. Mi piace fare domande e capire un argomento nuovo. Ogni giorno, se possibile.
Ma mi piace anche molto provare, sbagliare e rifare. Da solo. Finchè non imparo un argomento per bene. Sono fatto così.
Pedalare ogni giorno e poi iniziare a viaggiare in scatto fisso è stato proprio così. Una serie di sbagli che però mi ha fatto imparare tante cose.
Lo studio di un percorso, così come la preparazione, è tutto.

Viaggiare in scatto fisso non prevedere errori nel programmare il proprio percorso. Una salita (ma anche una discesa) può essere fatale e tagliarti le gambe per tutta la giornata.
Prima di partire sono obbligato a controllare bene il mio percorso: ci saranno salite e discese? Il manto stradale è accettabile per percorrerlo con dei sottili copertoni da 23’’? Il mio unico freno funziona bene?
E poi c’è tutto quello che viene prima del viaggio, con l’organizzazione delle cose da portare e dell’attrezzatura per stare in giro anche venti giorni. Non mi sarò portato troppe cose? Mi porto due oppure tre camere d’aria di ricambio? Mi porto una felpa pesante in più?
Credetemi, in un viaggio in bicicletta poche cose sono lasciate al caso.
“Dammi sei ore per abbattere un albero, e passerò le prime quattro ore ad affilare la scure.”
Come ci insegna Abrahm Lincoln, la preparazione è fondamentale.
Occhi aperti, sempre

Me lo dicono spesso quando sono all’estero: pedalare in Italia è rischiosissimo!
Un po’ per l’assenza di ciclabili, un po’ per le strade piene di buchi, un po’ per la scarsa educazione degli automobilisti… La fregatura della scatto fisso è che oltre a stare attenti a queste cose bisogna avere un’ottima prontezza di riflessi! La frenata con solo la contro-pedalata (per veri maschio alpha, tipo non me) o anche solo con il freno anteriore richiede una tempestività nella frenata non da poco.

E’ quindi importante calcolare per tempo lo spazio a disposizione e in qualche modo cercare di anticipare o prevedere il comportamento di macchine e pedoni, con tutta una serie di calcoli matematici che Einstein spostati… Peccato essere una capra in matematica!
Infatti non va sempre bene. Ma sbagliando (e picchiando il culo per terra), si impara!
La velocità non premia, la costanza si

Non mi piace la velocità. La trovo pericolosa. Perché un conto è essere su un tracciato, un conto è essere su una strada normale.
E con la scatto fisso, si va veloci. Ma converrete con me che è anche abbastanza inutile (oltre che pericoloso) farlo nel traffico cittadino.
Stessa cosa nei viaggi. Non mi piace correre o andare veloce, ma godermi la strada. Preferisco quindi arrivare magari più tardi ad una tappa e gustarmi il paesaggio. E’ una delle cose che amo di più del cicloturismo, quindi perché privarmene per postare una prestazione ad alti livelli su Strava?
Ecco quindi che ho imparato a tenere una velocità di crociera di 21/22 km/h durante i miei viaggi per essere certo di coprire lunghe distanze ogni giorno, ma al tempo stesso di assaporarmi ogni momento del viaggio.
É grazie alla costanza che sono arrivato in fondo ai miei viaggi, non alla velocità.
Imparare ad accettare alcuni limiti…

A volte ci sono percorsi che vorrei fare, ma che realizzo che anche dando tutto me stesso non ce la farei. Si, ho fatto tanti viaggi e chilometri… ma non sono un supereroe.
A volte occorre fermarsi e riflettere, pensando se si è davvero in grado di fare quel sentiero sterrato in pendenza che si mi porterebbe a godermi di un bel paesaggio, ma a che costo?
Ebbene si, ci sono alcuni casi in cui i limiti vanno accettati
… e trovare il coraggio di affrontarne degli altri

Si, alcuni limiti si accettano, ma possiamo superarne altri. Ad esempio nel mio viaggio da Lisbona a Fes ho dovuto affrontare una tappa dove sono arrivato (partendo sul livello del mare a Tangeri) a 695 metri sul livello del mare… 695!! Si, con una scatto fisso.
E in questo caso posso dire che mi sono sentito un supereroe quando sono arrivato alla fine della tappa. Così come quando per la prima volta ho scalato una montagna in scatto fisso. Una sensazione unica…
Stanco, distrutto, con il cuore a mille (perché ho bevuto 3 RedBull) ma consapevole di aver superato i miei limiti. Ancora una volta. Con la testa già alla prossima sfida.
Che cosa mi ha insegnato la scatto fisso quindi? Questo, e molto di più
